Lectura de La cognizione del dolore por Virna Lisi:

 

Virna Lisi. E' stata lei la grande bellezza

Faceva talmente luce che tutte le altre sembravano un po’ più al buio.

 

E’ stata lei la grande bellezza. Virna Lisi non ha mai avuto rivali, inciampi, tramonti. Forse perché non gliene importava molto, forse perché ha lasciato che la sua faccia seguisse il corso degli anni, senza congelamenti e senza ostinazione. Le altre perdevano a poco a poco, oppure sciupavano, lo splendore, lei diventava sempre più bella. E più fiera della propria vita, più contenta di essere fuggita da Hollywood: avrebbe dovuto girare “Barbarella”, ma non le piaceva l’idea di vestirsi d’argento, galleggiare in aria e poi spogliarsi, così ricomprò il suo contratto e scappò a Roma, con il marito e il figlio, sollevata che Jane Fonda avesse accettato la parte al suo posto. Sollevata di non dover diventare la nuova Marilyn Monroe, perfino.

“Con quella bocca può dire ciò che vuole”, lo slogan ideato da Marcello Marchesi per lo spot di un dentifricio, l’ha perseguitata per sessant’anni, e Virna Lisi l’ha accettato sempre con grazia, e non ha mai sbuffato quando le mostravano, nelle interviste, la scena in cui esce dalla torta davanti a Jack Lemmon in “Come uccidere vostra moglie” (1965, aveva ventinove anni), ricoperta di panna montata (in realtà era schiuma da barba, perché la panna si afflosciava subito).

A ventinove e a settantacinque anni Virna Lisi era comunque sfolgorante, in un modo naturale e quieto che ha incantato tutti, come se in quello sguardo azzurro ci fosse il segreto di una bella vita, e nella voce ruvida, profonda, la saggezza di chi conosce il distacco, di chi non ha paura. Aveva incontrato il marito a Roma negli anni Sessanta, quando il mondo intero impazziva per Virna Lisi, ma lui per lei fu sempre “il massimo che si possa desiderare in un uomo”, come ha detto in un’intervista a Malcom Pagani pochi mesi fa, commuovendosi per averlo infine perduto: un matrimonio felice, un figlio, tre nipoti, “il ruolo di nonna è quello che preferisco nella vita”, come se davvero il luccichio e i cento ciak non fossero la sua vita, la sua ossessione, ma un mestiere qualunque cominciato a quattordici anni, senza finire la scuola: è fantastica la scena de “Le bambole”, in cui legge, sdraiata sul divano con i tacchi e ricoperta di pelliccia anche se fa caldo, “La cognizione del dolore” di Carlo Emilio Gadda (“bravo questo Gadda”), mentre Nino Manfredi cerca disperatamente di convincerla a fare l’amore. Il mondo e gli uomini impazzivano per lei, eppure l’immagine imprescindibile di Virna Lisi è quella di “Sapore di mare” di Carlo Vanzina: moglie borghese in vacanza, annoiata perché il marito “cumenda” (Guido Nicheli) non c’è mai e pensa solo alle automobili, lei gli chiede, speranzosa: “Ti ricordi quell’inverno a Cortina?” e lui dice che in effetti dovrebbe ricomprare una Porsche, come quell’inverno. Così la signora borghese si consola corteggiando un ragazzo imbranato, ma non arriva a diventare Anne Bancroft ne “Il laureato” (anche se chiede al ragazzo di aiutarla ad allacciare il vestito): gli fa leggere le sue poesie e poi confessa alla fidanzata diciottenne e gelosa che “invecchiare fa schifo”. Era il 1982, Virna Lisi aveva quarantasei anni ed era perfino più bella di quando usciva dalle torte in bikini e ballava scatenata mordicchiandosi il labbro inferiore. In tutti i film che ha girato (l’ultimo, di Cristina Comencini, uscirà il prossimo marzo), anche nelle serie per la televisione, faceva talmente luce, nei panni di un’anziana madre come di una suora, che tutte le altre sembravano un po’ più al buio, un po’ meno uniche. Qualunque attrice, adesso, potrebbe guardarsi allo specchio e chiedere: chi è la più bella del reame?, e la risposta sarebbe sempre: Virna Lisi.

Annalena Benini